La scomparsa di Angelo Rigoni, libraio veneziano con la passione per la fotografia. Lo ricordiamo con un’intervista concessa a ytali.
“Ciò di cui andava più orgoglioso era la pubblicazione di due fotografie all’interno del libro Dream of Venice in Black and White di JoAnn Locktov“. Così Mara Ducoli, sulla Nuova Venezia ricordando Angelo Rigoni, muranese, sessantaduenne, deceduto giovedì mattina, 21 settembre, dopo una lunga malattia.
ytali gli rende omaggio in memoriam, riproponendo ai suoi lettori un’intervista alla nostra JoAnn Locktov.
Sei veneziano, nato e cresciuto a Murano. Quant’è difficile vedere la tua città obiettivamente, quando è il posto in cui hai vissuto per tutta la tua vita?
Sicuramente vivere a Venezia può rendere difficile vedere la straordinarietà di questa città, eppure io riesco ancora a stupirmi di quanto sia meravigliosa. Risvegliarmi qui tutte le mattine diventa un punto di forza, perché posso permettermi di fotografarla con i giusti ritmi, senza fretta e senza lasciarmi sedurre da quelli che sono gli stereotipi classici fotografati sempre nello stesso modo dai turisti di tutto il mondo.
Come hai scoperto la fotografia come forma di espressione creativa?
Alla fine degli anni Settanta, per la prima volta ho avuto modo di vedere alcune fotografie di Cheyco Leidmann e da quel momento mi sono reso conto che con la macchina fotografica si poteva andare ben oltre le semplici foto ricordo. Ora come ora preferisco fotografare con l’idea di documentare, senza preoccuparmi se sono o meno creativo, questo non significa però scattare in modo superficiale, cerco sempre di avere il totale controllo su quello che dovrà essere il risultato finale.
Inizialmente eri un disegnatore a Murano nella creazione dei lampadari. Hai dovuto riadattare il tuo senso di proporzione e distanza quando hai scoperto la fotografia e deciso di perseguirla? Sono compatibili le due abilità?
Fin da bambino il disegno è stata una tra le mie più grandi passioni, per alcuni anni ho anche avuto la possibilità di lavorare come disegnatore di lampadari in stile classico a Murano, quel breve periodo lavorativo mi è sicuramente servito per capire il delicato equilibrio di proporzioni che ci deve essere in un oggetto se si vuole che risulti gradevole a chi lo guarda.
Non credo però che le affinità tra disegno artistico e fotografia siano molte, il disegnatore parte da un foglio bianco e non ha alcun limite, mentre il fotografo dovrà sempre fare i conti con la realtà che gli si pone davanti e con i mezzi fotografici di cui dispone.